20 settembre 2009

Mark Haddon


Avete presente Mark Haddon? The Curious Incident of the Dog in the Night-time per dirne uno, ma ha anche scritto molti racconti per bambini.
Per aver un'idea di quanto Haddon sia caleidoscopico leggete il suo racconto The Island. E' stato scritto nel 2009 appositamente per Oxfam, la catena di charity shops inglese che proprio la scorsa estate ha lanciato la sua prima iniziativa editoriale a scopo benefico (per maggiori dettagli sull'intera operazione visitate http://www.oxfam.org.uk/shop/content/books/books_oxtales.html). E' la storia di Arianna, quella del filo, o meglio una storia di Arianna, se... Quello che amo di Haddon è che si percepisce vivo il suo amore per la letteratura, e in lui si fanno eco continui richiami che vanno dalla mitologia ai grandi classici passando anche per la grande letteratura per l'infanzia dell'otto-novecento, da Stevenson a Dahl.
E così anche nella sua raccolta di poesie, The talking horse and the sad girl and the village under the sea, la stupefacente immaginazione di Haddon lo porta a riadattare odi oraziane, a comporre ninna-nanne, canzoni d'amore e al contempo brani di straordinaria ironia e di pungente cinismo.

Un'altra "leccornia" che ho scoperto poco tempo fa è la sua lettura del dipinto di Dubuffet conservato alla Tate Modern The Busy Life (1953). Il Podcast è scaricabile dalla pagina di della Tate di iTunes. E' gustoso per capire l'animo di questo autore, divertente e serio allo stesso tempo come lo ha definito Ian McEwan.

19 settembre 2009

Kept in the net

In tempi di recesione, è brutto a dirsi, anche chi spesso rinuncia al pranzo per comprarsi un libro o una rivista, sta un poco più attento al portafoglio. Ora, siccome conveniamo tutti che ai libri non possiamo rinunciare, che da qualche parte del bilancio dovremmo pur farli usicre, cerchiamo di fare di necessità, vitù!

Se probabilmente il fenomeno del bookcrossing è già abbastanza conosciuto anche in Italia (credo che almeno a livello di carta stampata se ne sia parlato, e di fatto la comunità italiana è viva e attiva, sia pure in zone discontinue) il fenomeno del bookmooching lo è meno.
Sul sito http://it.bookmooch.com/ (il mirror italiano) trovate in modo chiaro tutte le informazioni su come funziona, ma in breve vi illustro il concetto: donare e ricevere libri in modo assolutamente gratuito, le uniche spese sono quelle di spedizione a carico del mittente (in Italia inviare un pacco come piego di libri è ancora abbastanza economico). Il sistema è a punti, se si invia un libro, si ottiene un punto; se si riceve un libro, si spende un punto (questo all'interno del proprio paese, per l'estero si spende due e si riceve tre, variando ovviamente le spese di spedizione). Ogni utente ha una sua libreria virtuale in cui inserire i libri che vuole donare; ad ogni nuovo inserimento riceverà un decimo di punto.

Inizialmente l'idea non entusiasmava neanche me, disfarsi di libri è un concetto che pochi digeriscono. Però ad essere onesti ho sempre considerato questo sistema un modo per accrescere la mia biblioteca di testi, magari stranieri e quindi più cari, e contestualmente svuotare quella mensola in seconda fila piena di libri illeggibili, se mai letti, ricevuti in regalo o acquistati in un momento di grosso spaesamento culturale e, per pudore, mai riciclati. Andiamo, chi non ha un cugino di terzo grado con cui non ha mai probabilmente parlato, ma che a Natale si sente in dovere di arricchire la vostra vita con un qualche capolavoro di Dan Brown & Co. ?!

Un sito a cui Bookmooch è affiliato è www.librarything.com, in cui è possibile digitalizzare la propria biblioteca personale in modo assolutamente gratuito, con tanto di foto e commenti, e la possibilità di comunicare con gli altri utenti che condividono le stesse letture. Lo stesso fa www.anobii.com.
Per entrambi i siti l'inserimento dei libri è facilitato dalla possibilità di utilizzare il codice ISBN (utilissimo per i testi stranieri, meno per quelli in italiano).

Give it a try!

13 settembre 2009

Toti Scialoja- Versi del senso perso

Recentemente si è ripresentato alla mia attenzione Toti Scialoja. Non di persona ovviamente, essendo lui morto più di dieci anni fa, ma attraverso una nuova edizione delle sue poesie appena uscita per i tipi di Einaudi.
In realtà ad essere onesti conoscevo Scialoja solo come espressionista astratto e ignoravo del tutto il suo lavoro come poeta.
Pur amando e riconoscendo un indubbio valore ai suoi dipinti, alla sua tecnica più che altro, fatta di colpi di straccio e di spugna, di impronte non del tutto casuali, nella mia testa l'avevo sempre considerato un Vedova più pacato, e allegramente avevo chiuso il capitolo.
Devo ammettere che leggere questa raccolta mi ha fatto del tutto riscoprire e rivalutare Scialoja: Versi del senso perso fu il titolo sotto il quale nel 1989 l'artista raccolse tutte le sue poesie fino ad allora uscite per un pubblico ristretto ed edite in sei diversi volumi, introvabili oggi, per altrettanti editori. In questa ristampa di Einaudi la bella prefazione di Paolo Mauri e la rassegna critica di Orietta Bonifazi, la cui lettura non vi voglio rovinare, spiegano perfettamente l'origine e il senso di queste "filastrocche filosofali", della loro fauna e della loro geografia. Quello che però personalmente ho amato è la forma piana sotto la quale si cela sempre una punta di qualcos'altro, talvolta amaro, talvolta malinconico, talvolta irridente ma comunque sempre profondamente intriso di quella quotidianità italiana, che mi ricorda tanto un certo Gozzano.

Se busso
la lepre
che m'apre
mi copre
di baci
la punta
del naso
mi dice:
"Mi piaci!
per puro caso".

E siccome è ai bambini che una filastrocca si rivolge, mi sembra opportuno ricordare anche il bel volumetto ricco di illustrazioni uscito nella collana per l'infanzia "L'arte in mano" dell'editore Lapis, in cui si romanza un po', ma con grande accortezza, la storia dei Topi e delle Tele di Toti. Un buon pretesto per far avvicinare la vostra nipotina o la vostra cuginetta e i loro criceti all'astrattismo.


12 settembre 2009

Dimidium facti qui coepit habet

A settembre 2009 ho iniziato ha scrivere un blog per cui ho scritto solo tre post. Mancanza di tempo ed eccesso di prosopopea.
A novembre 2010 non volendo rinunciare al vezzo di condividere tutti gli impulsi che provengono un po' da tutte le parti ho deciso di parlare di scrivermi meno addosso ma di farlo più spesso!
Nella speranza di mantenere i buoni propositi!